Il Tombea della Gardesana occidentale

Il Tombea della Gardesana Occidentale

Il punto di partenza

Proveniendo dalla Gardesana, giunti a Gargnano, da cui la meta proposta dista circa 28 chilometri, si seguono le indicazioni per Navazzo e quindi per Magasa e quindi per Cima Rest. Il luogo è raggiungibile anche da Idro, proseguendo per Capovalle e quindi ancora per Magasa e Cima Rest.

Il percorso

L’itinerario proposto è pensato per scoprire le zone di produzione del più celebre prodotto caserario della zona, “il re della tavola in Valvestino” in uno scenario veramente suggestivo e di facile accesso. Partendo da Malga Alvezza (1.265 m) si prosegue lungo il sentiero Nr. 267B. La mulattiera sale tra prati, boschi di abete e faggio, con spettacolari vedute sugli abitati di Magasa e Denai.

Attraversato un piccolo torrente, la strada prosegue sino a Malga Tombea (1.820 m), da cui deriva il nome al formaggio. Nei dintorni del piccolo stagno, che si trova all’inizio della piana e ha come sfondo il Monte Caplone, si notano dei cumuli di terriccio simili a tombe. La leggenda racconta che il nome “Tombea” derivi proprio da un’antica leggenda.

Si narra che il pastore più ricco di Storo volesse allargare i suoi confini sui pascoli della Val Vestino. Recatosi ai pascoli sul Monte Tombea, iniziò rivendicare quelle terre, aggiungendo che, se giurava il falso, gli sarebbe caduto un fulmine sul collo. Appena pronunciate queste parole, tuoni, fulmini e saette sconquassarono la terra e un abisso senza luce e senza fondo si aprì ai suoi piedi inghiottendolo come in una tomba, mentre le sue pecore restarono mummificate.

Proseguendo lungo la mulattiera per altri venti minuti circa porta alla sommità del Monte Tombea (1.950 m) dove è presente una rosa dei venti circolare in muratura, alta circa un metro e mezzo ove sono rappresentati i punti cardinali ed il 34 nomi dei monti visibili: un punto panoramico davvero eccezionale. Si rientra lungo lo stesso percorso dell’andata.

Caratteristiche tecniche:

  • Difficoltà: E-Escursionistico, tempo stimato 1,40 ore (solo andata)
  • Dislivello 685 m.

Approfondimenti

Sede municipale del Comune di Magasa, il borgo conta poco più di un centinaio di abitanti ed è l’insediamento maggiore della Val Vestino. Il toponimo deriva probabilmente dalla parola “mag”, che significa campo.

Le sue antichissime origini risalgono ad un insediamento di popolazioni celtiche. Abitata dagli Stoni, dai Galli Cenomani, fu dominio romano e longobardo. L’originale chiesa di Sant’Antonio Abate, risalente al XVI secolo, fu ricostruita nel 1739.

Diverse le opere di pregio tra cui la Madonna della Grazia, donata alla comunità dal conte Carlo Ferdinando di Lodrone.

Area naturale protetta, istituita da Regione Lombardia nel 1989, il suo territorio coincide con quello della Riviera dei Limoni e si estende dalle sponde del Lago di Garda sino al lungo crinale montuoso, che a nord coincide con il confine tra Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento, in particolare con la Valle di Ledro, mentre a est confina con la Val Sabbia.

Il punto più alto è il Monte Caplone, che raggiunge i 1.976 metri di quota. All’interno del parco sono presenti circa 250 specie di animali tra cui spiccano il capriolo, il cervo, il camoscio, il muflone, l’orso, il cinghiale e lo stambecco (quest’ultimo reintrodotto nel 1979). Numerosissimi anche gli uccelli tra cui vi è l’aquila reale.

Fino al 1975 era presente anche la lontra.

Chiamato anche “formaggio di Magasa”, viene prodotto esclusivamente nelle malghe Tombea e Denai, a circa 2.000 di quota. Prodotto da generazioni di alpeggiatori, oggi conta solo alcuni produttori locali.

È un formaggio a pasta dura, cruda, semi-stagionato o stagionato (da 90 giorni a 36 mesi), con una limitata diffusione commerciale. Viene prodotto con latte vaccino parzialmente scremato e crudo. Ha forma cilindrica con diametro di circa 35/40 cm, il peso varia da 8 a 12 Kg. La crosta, spalmata giornalmente con olio di lino, è untuosa, sottile, abbastanza morbida e di colore paglierino.

La pasta è compatta, di colore paglierino tendente al giallo e può scurire con la stagionatura. Al gusto si rivela sapido, armonico e leggermente piccante. Il profumo è intenso, con una gradevole fragranza di essenze di montagna.

Per approfondire: www.visitvalvestino.it/portfolio_page/formaggio-tombea/

Contatti e informazioni

Alpeggi:

Malga Alvezza
Magasa (BS) Loc. Cima Rest
Az. Agr. Tonni Pietro

Malga Denai

Magasa (BG), Loc. Denai
Az. Agr. Eggiolini Elia

I fienili di Cima Rest – Borgo di Magasa

Oltre al formaggio Tombea, la zona offre la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile in un autentico fienile di montagna della Val Vestino, all’interno del Parco Alto Garda Bresciano. Questi edifici dal caratteristico tetto di paglia, un tempo contemporaneamente abitazione, fienile e stalla dei malghesi, sono state riconvertiti a strutture ricettive e rappresentano un fenomeno davvero unico nel territorio bresciano.

Antico fulcro della vita agreste, sono oggi dotati di cucina, servizi igieni, ampio soggiorno, riscaldamento autonomo e fino a 6/8 posti letto, il tutto articolato su 3 livelli. Sono affittabili per il week-end o per l’intera settimana, permettono di vivere un soggiorno rilassante e dedicarsi a trekking ed escursioni. In uno dei fienili ha inoltre sede il Museo Etnografico della Val Vestino.

Da non perdere anche la visita all’Osservatorio Astronomico di Cima Rest, aperto al pubblico nei mesi estivi da maggio a settembre (necessaria la prenotazione).

E-mail info@visitvalvestino.it

Sito internet: www.visitvalvestino.it


Il Formai de Mut dell'Alta Val Brembana

Il Formai de Mut dell’Alta Val Brembana

Il punto di partenza
Da Milano Prendere l’autostrada A51 e seguire la direzione Tangenziale Est. Continuare sulla A4, uscire a Dalmine e prendere la SS470DIR. Superati i comuni di Treviolo e Villa d’Almè proseguire per Olmo al Brembo e poi per Averara. Da Bergamo: prendere la SS 470. Superati i comuni di San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco, proseguire per Olmo al Brembo sulla SP 8 e seguire le indicazioni per Averara.

I percorsi

Per conoscere questo particolare prodotto caseario ed i pascoli dell’Alta Val Brembana è possibile percorrere moti diversi itinerari. In particolare, vengono proposti due semplici percorsi ad anello che, salendo da Valmoresca, frazione del Comune di Averara, consentono di scoprire questo angolo di bergamasca.

Percorso facile

Il percorso più semplice, adatto a tutti nonostante il dislivello di circa 700 metri, prevede la salita dall’abitato, a quota 843 metri, che dopo una serie di tornanti giunge prima alla Casera e poi al Rifugio Alpe Cantedoldo (quota 1.501 m slm), sito a soli 200 metri dalla prima. La discesa è gradevole e, passando attraverso i boschi, consente di visitare le località “Grasselli” e “Piazza Serva” prima di ritornate alla partenza.

Caratteristiche tecniche:

  • Difficoltà: T-Turisti
  • Tempo stimato 2 ore (+ 1 per il ritorno)

Percorso impegnativo

Il secondo itinerario prevede un percorso decisamente più lungo, circa il doppio del precedente, che partendo sempre dalla frazione Valmoresca, disegna un anello più ampio che percorre alcuni tratti dell’antica “Via Mercatorum”, passando anche nei pressi della diga Alta Mora e della casera Gambetta prima di giungere alla casera ed al Rifugio Alpe Cantedoldo, come la precedente proposta. In questo caso il tempo di percorrenza è di 4 ore, più un’ora di ritorno attraverso il bosco.

Caratteristiche tecniche:

  • Difficoltà: E-Escursionisti
  • Tempo stimato 4 ore (+ 1 per il ritorno)

Approfondimenti

La Valle Brembana è una vallata della provincia di Bergamo che deve il suo nome al fiume Brembo, dal quale è attraversata. Il nome è molto antico, compare infatti in una pergamena dell’anno Mille.

Paesaggisticamente, la valle presenta un aspetto molto variabile, suggestivo e a volte addirittura impervio, con variazioni altimetriche e vari livelli di urbanizzazione.

Risalendo dal fondovalle, ci si immerge ben presto nel tipico paesaggio prealpino, dove si trovano diversi caratteristici borghi abitati che gradualmente lasciano il posto ai rilievi dell’ambiente montano.

La vallata rappresenta un’area di notevole rilevanza ambientale, interamente racchiusa nel perimetro del Parco delle Orobie Occidentali Bergamasche e comprendente ben 21 comuni.

Dal punto di vista morfologico la zona include un ampio sistema di alpeggi, nonché numerosi prati di mezza costa e di fondovalle condotti ancora oggi in modo tradizionale. A nord la vallata comprende la catena delle Alpi Orobie, dalle quali sorge anche lo stesso fiume Brembo.

I rilievi più importanti sono le vette del Pizzo del Diavolo di Tenda, il Monte Aga, il Corno Stella, il Monte Masoni, il Monte Grabiasca, il Pizzo del Becco ed il Pizzo Tre Signori, che segna invece il confine tra le province di Bergamo, di Sondrio e di Lecco. A ovest confina invece con la Valle Imagna mentre a sud degrada nella pianura pedemontana che circonda la città di Bergamo.

Il “formaggio di montagna” prende il proprio nome dal dialetto locale, ed è il prodotto caseario più tipico di quest’area. Presenta caratteristiche ben definite dal disciplinare di produzione: formaggio a pasta semicotta, prodotto esclusivamente con latte di vacca intero, crudo e con debole acidità naturale.

La forma è cilindrica, con massimo 40 centimetri di diametro e scalzo dritto o leggermente convesso, alto 8-10 centimetri. Ogni forma pesa tra gli 8 ed i 12 chilogrammi. La crosta è sottile, compatta, di colore giallo paglierino che si scurisce gradualmente con la stagionatura.

Il sapore è delicato, poco salato e non piccante, l’aroma ricorda i profumi dei foraggi dell’Alta Valle Brembana.

Per approfondire: www.formaidemut.info

Contatti e informazioni

Alpeggi:

Alpe Cantedoldo
Averara (BG), Az. Agr. “Cattaneo” di Paganoni Giacomo
Alpeggio aderente all’iniziativa GiraRifugi e Alpeggi.

Alpe Terzera
Mezzoldo (BG), Az. Agr. Salvini Juri

Rifugio Alpe Cantedoldo

Il Rifugio Alpe Cantedoldo è situato presso l’omonima località, nel comune di Averara in Val Brembana. Si trova a quota 1.501 metri, in una posizione invidiabile offre un magnifico panorama naturale, monti Valletto e Pizzo Tre Signori, è raggiungibile attraverso diversi itinerari. È stato ottenuto dalla ristrutturazione della vecchia casera dell’alpeggio. Del recedente edificio sono rimasti parte dei muri in pietra mentre il resto è stato ricostruito in legno.

Al piano terra ci sono il bar, la cucina e la sala pranzo, dove potrete assaggiare il piatto povero “sguazzetto”, cotechino rosolato con burro e aggiunta degli avanzi dall’orto, ricetta tratta da un antico libro di storia. Su di un soppalco c’è un locale con otto posti letto. È stato inaugurato nel mese di giugno 2021 ed offre ospitalità ed un’ottima cucina, oltre alla possibilità di acquistare prodotti caseari tipici presso la vicina casera. Il rifugio è aperto ogni giorno durante la stagione estiva, mentre per le aperture invernali è necessario contattare il gestore.


I pascoli della Val d’Intelvi e l’antica tradizione dello Zincarlin

I pascoli della Val d’Intelvi e l’antica tradizione dello Zincarlin

Il punto di partenza

Per chi arriva da Milano: dall’Autostrada dei Laghi A9 in direzione Como prendere l’ultima uscita per Como Nord. Seguire la Statale Regina in direzione Menaggio sino ad Argegno. Dopo il centro del paese, svoltare a sinistra.

I percorsi

L’escursionista può scegliere tra due itinerari:

A – rosso: l’itinerario “Conca di Schignano” propone un percorso turistico a carattere naturalistico e storico attraverso diverse porzioni della Foresta Regionale “Valle Intelvi”. Si parte dall’Alpe Bedolo, proseguendo sulla strada militare sotto al Sasso Gordona, dalla cui vetta a 1.406 metri si possono ammirare le postazioni militari. Si raggiunge quindi la Colma di Binate, che ospita un’antica “nevera”, prima di raggiungere il roccolo del Messo ed il punto panoramico del Pian d’Erba. Si scende poi all’Alpe Comana, ove è presente un agriturismo e quindi alle alpi Nava e Fontanella, prima di giungere all’antico borgo di Almanno e la frazione Perla per poi tornare all’inizio.

Caratteristiche tecniche

  • Difficoltà: T-Turistico, Tempo stimato 3.30 ore
  • Sviluppo complessivo: 9.2 km

B- azzurro: il “Sentiero delle Espressioni” è in parte simile al primo itinerario, ma di difficoltà minore. Si parte dalla località di Alpe Nava e si prosegue in direzione dell’Alpe Comana. Dall’alpeggio si raggiunge la cima del monte omonimo. Si prosegue nel bosco in direzione del Roccolo del Messo e della Colma di Binate. Dalla Colma di Binate si prosegue in quota raggiungendo la località “Crocette” per poi dirigersi lungo la mulattiera verso le falde del Sasso Gordona. Da qui è possibile ridiscendere verso la frazione Posa lungo l’antica mulattiera, chiudendo “ad anello” il percorso.

Caratteristiche tecniche:

  • Difficoltà: E-Facile, Tempo stimato 2.30 ore
  • Sviluppo complessivo: 9.5 km

Approfondimenti

Di proprietà di Regione Lombardia, è gestita da ERSAF ed occupa la parte superiore dell’anfiteatro naturale di Schignano, in un piacevole mosaico di boschi, pascoli e di panorami sul Lario. Si estende per circa 82 ettari ed è suddivisa in tre grossi appezzamenti separati fra loro: l’Alpe Nava-Comana, l’Alpe Carolza e l’Alpe Bedolo. Sui versanti con nord ed ovest si ritrovano boschi di faggio, castagneti ed abetaie a cui si alternano betulle, acero di monte e sorbo montano, che si sono insediati ai margini dei pascoli soprattutto nel settore inferiore. L’area presenta una fitta rete di mulattiere storiche, che consentono di raggiungere i principali le alpi Nava, Comana, Carolza e Bedolo da cui è possibile ammirare uno spettacolare mosaico di panorami, boschi e pascoli.

Durante la Prima Guerra Mondiale, il Generale Raffaele Cadorna fece costruire un sistema difensivo costituito da trincee e camminamenti lungo il confine nord. Parte di tale complesso sistema difensivo, secondo per grandezza solo alla Linea Maginot in Francia, passava proprio dalla Val d’Intelvi, in quanto la zona del Lario-Ceresio era ritenuta strategica perché porta d’accesso alla pianura padana. In caso di attacco, l’Esercito Italiano avrebbe bombardato il ponte di Melide per tagliare ogni collegamento con Como, dopodiché si sarebbe occupato il Monte Generoso, ritenuto un punto vantaggioso.

Lo Zincarlin è un tipo di formaggio definito “transfrontaliero”: la sua zona di produzione comprende infatti il Lario occidentale, la Valle di Muggio in Ticino e la parte nord della provincia di Varese. In provincia di Como viene prodotto usando come base la ricotta d’alpeggio (“mascarpa” nel dialetto locale), poi aromatizzato con sale, pepe e talvolta anche con erbe finemente triturate. Il colore varia tra bianco e giallastro, a seconda della stagionatura, che ne determina anche il sapore piccante. La forma è a tronco di cono ed il peso di circa 400 grammi. La sua produzione è quasi scomparsa e le poche realtà che ancora lo realizzano ne fanno un prodotto raro e ricercato. Viene tradizionalmente consumato dopo una stagionatura minima di due mesi.

Contatti e informazioni

Alpeggi:
Alpe Nava – Comana, Comune di Schignano
Az. Agr. Soc. “La Pratolina” di Del Vecchio Marisa Elena
Tel. 346.5760564tel. 338.3493231

Alpe Bedolo, Comune di Schigano
Az. Agr. “Fiocco di Neve” di Peduzzi Vanessa
Tel. 339.3274512

Rifugi:
Rifugio Prabello
Il rifugio sorge sullo spartiacque tra la Valle Intelvi e la Valle di Muggio, al confine tra Italia e Svizzera e a 1.200 metri di quota. Fu costruito verso la fine del 1800. All’inizio del ‘900, con la costruzione delle Linea Cadorna, l’edificio venne trasformato prima in ricovero militare e successivamente in caserma della Guardia di Finanza, diventando punto strategico di controllo della frontiera nord.

Negli anni ’70 la caserma fu dismessa dalla storica funzione e, dopo alcuni anni di abbandono, fu presa in custodia dal CAI di Como e in seguito dalla Sottosezione CAI Monteolimpino. La struttura è circondata da un incantevole paesaggio che spazia verso il lago di Como, la Val d’Intelvi, le Grigne, il Legnone, il Monte Generoso, il Pizzo Badile, il Pizzo dei Tre Signori ed il Bernina. Al piano terra si trovano le due sale da pranzo, la cucina, la terrazza estiva mentre al primo piano si trovano le due ampie e confortevoli camerate per gli ospiti.

Per info e prenotazioni:
Tel. 031.5476862
E-mail: info@prabello.it
Sito internet: www.prabello.it


Strachitunt: l’orgoglio ritrovato negli alpeggi della Tal Taleggio

Strachitunt: l’orgoglio ritrovato negli alpeggi della Tal Taleggio

Il punto di partenza
Il modo più semplice per arrivare alla Val Taleggio è da Bergamo, in auto. Passando per la SS671 e SS470 il tempo stimato è di 1 ora 32 min (65,6 km), mentre prendendo la SP46 il tempo è di 1 ora 32 min (53,9 km).

Il percorso

Per conoscere questo antico formaggio e comprendere l’importanza della transumanza, il Consorzio per la Tutela dello Strachítunt propone un itinerario semplice e adatto a tutti. Si lascia l’auto nel parcheggio della Funivia Bobbio-Artavaggio, a Moggio in Valsassina. La funivia consente di raggiungere in breve tempo i Piani di Artavaggio, superando agevolmente i 700 metri di dislivello che dividono il fondovalle dai bellissimi altipiani ricchi di pascoli, rifugi e opportunità di escursioni. Dalla stazione a monte della funivia si può raggiungere in pochi minuti il Rifugio Sassi-Castelli, oppure proseguire in piano verso l’ex Albergo Sciatori, sito in prossimità della Forcella di Artavaggio, dalla quale si può avere una visione sulla grande conca della Val Taleggio, caratterizzata da pascoli, prati da sfalcio e ombrose faggete, costellata delle piccole contrade sparse. Da qui si può subito vedere la piramide calcarea del Monte Sodadura, alla cui base è collocata l’Alpe Möj, riconoscibile per la vasca di abbeverata. Nei pressi dell’Alpe è possibile vedere un antico cippo confinario in pietra, chiamato “termenù”, collocato lungo la storica divisione tra il territorio sotto il controllo del Ducato di Milano e quello della Serenissima Repubblica di Venezia. Dall’Alpe Möj è possibile, in circa 45 minuti, raggiungere la vetta del Monte Sodadura: che con la sua forma piramidale costituisce un simbolo del territorio.

Caratteristiche tecniche

  • Difficoltà: T-Turisti, Tempo stimato 2 ore
  • Sviluppo complessivo: 8 km

Approfondimenti

Racchiusa nel cuore delle Prealpi Orobiche, in un territorio che va dagli 800 agli oltre 1.600 metri di altitudine dei Piani di Artavaggio, la Val Taleggio è una terra ricca di acque, pascoli e boschi. Le antiche contrade conservano con orgoglio i tradizionali tetti in pietra che appaiono tra l’intenso verde dei prati. La fisionomia dei suoi versanti è stata modellata nel corso dei secoli dalla presenza dell’uomo e nel paesaggio spiccano le vette dei monti che la dividono dalle valli confinanti e lo scorrere dell’Enna, il fiume che la percorre da occidente a oriente prima di confluire nel Brembo attraverso i “seràa”, orridi scavati nelle rocce dolomitiche.

I Piani di Artavaggio, sono situati lungo l’itinerario della Dorsale Orobica Lecchese: un percorso nato negli anni ’90 con la Provincia di Lecco, la cui realizzazione fu affidata all’Azienda Regionale Foreste (ARF, ora ERSAF). Inizialmente l’itinerario doveva collegare Colico a Valcava in sei tappe, attraversando contesti ricchi di emergenze storiche, culturali e naturali. Negli ultimi anni, grazie all’interessamento della rivista Orobie, il percorso originario è stato integrato e in parte modificato e oggi congiunge la stazione di Bergamo con i centri di Colico o Morbegno, passando anche dai Piani di Artavaggio, che costituiscono la terza tappa del cammino.

Lo Strachitunt è un formaggio appartenente alla famiglia degli stracchini realizzati con latte crudo. Viene prodotto con latte vaccino e la forma, cilindrica, ha un peso di circa 6 kg. La crosta è sottile e rugosa, di colore giallognolo che tende al grigio con l’avanzare della stagionatura. La pasta è compatta, marezzata e di colore bianco paglierino, con la presenza di venature verdi-bluastre date dall’erborinatura, ovvero a tecnica di lavorazione casearia che consente lo sviluppo di muffe all’interno della pasta del formaggio. Il sapore è aromatico e intenso, variabile da dolce a piccante e può assumere connotazioni più pronunciate con il protrarsi dell’invecchiamento.  Per approfondire: www.strachitunt.it

Contatti e informazioni

Alpeggi:
Malga Alpe Möj
Vedeseta (BG) Fraz. Reggetto, Az. Agr. Locatelli Guglielmo
Tel. 340.7722441

Malga Alpe Sella
Vedeseta (BG), alpeggiatore Agapito Locatelli
Tel. 340.7722441

Rifugi:
Rifugio Sassi Castelli
Costruito nel 1926 e ricostruito nel 1946, dopo l’incendio nazi-fascista, è situato a 1.647 mt sui Piani di Artavaggio. Facilmente riconoscibile per la sua struttura, il colore e il grande terrazzo è aperto tutto l’anno, ed ospita camere da 2 a 5 letti con servizi in comune. Due ampie sale per il pranzo e la cena possono ospitare più di 100 persone.
Tel. 0341.996084tel. 331.7373651
E-mail sassi-castelli@libero.it

Rifugio Cazzaniga-Merlini
La struttura venne costruita tra il 1927 e il 1930. Intitolato alla memoria di Giuseppe Cazzaniga, ufficiale degli Alpini, è stato inaugurato il 29 giugno 1931. Distrutto nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale, venne riedificato nel 1952 con una seconda dedica a Ugo Merlini. Il rifugio è punto tappa del Sentiero Nr. 101 delle Orobie Occidentali ed è di proprietà della Sezione ANA di Lecco. Ha una capienza di 25 posti letto e una sala da pranzo da 70 posti.
Per info e prenotazioni:
Tel. 0341.997839tel. 348.9048152


La via del Bitto, attraverso la Val Gerola e la Val Lesina

La Via del Bitto attraverso la Val Gerola e la Val Lesina

Il punto di partenza
L’Alpe Legnone, nella Foresta Regionale Val Lesina, si raggiunge a piedi, dopo aver percorso la strada agrosilvopastorale che sale da Delebio fino alla località “Osiccio“, dove è possibile lasciare la propria auto. In alternativa, per i più allenati si può salire dal fondovalle direttamente a piedi, lungo una ripida mulattiera selciata percorribile in circa 4 ore. Presso la Capanna Sociale è possibile rinfocillarsi e pernottare, preparandosi per la lunga escursione del giorno successivo.

L’itinerario completo prevede una giornata intera di cammino. In alternativa, il percorso può essere percorso a tappe, con diverse varianti disponibili, oppure prevedendo una sosta dopo circa 3 ore dalla partenza presso il bivacco Alpe Dosso, recentemente ristrutturato.

Il percorso
Dal complesso di fabbricati dell’Alpe Legnone, si segue il  Sentiero Andrea Paniga (denominato così dal 1998, in ricordo di un  giovane appassionato di montagna, prematuramente scomparso) fino l’Alpe Cappello, dove si può visitare lo stallone, particolare per l’imponente manufatto con enormi massi posizionati a mano a protezione dalle valanghe.
Visibili più in basso la casera e i sentieri per Baita dei Manzoo e la cima del Legnone (2.610 m), la montagna più alta delle Prealpi Lombarde.

Si prosegue in leggera salita verso l’Alpe Luserna arrivando alla baita Castello; si cammina in leggera discesa attraversando l’alpeggio e inoltrandosi nel bosco di abete fino al Dosso, dove sono presenti le strutture recuperate dell’ex alpeggio, di cui una adibita a bivacco.

Lasciata alle spalle la Foresta Regionale, si raggiunge rimanendo in quota l’Alpe Stavello, con casera e baitone. Si prosegue in leggera discesa verso l’Alpe Mezzana e attraversato il ponticello in legno, inizia la salita con tratti attrezzati sino a raggiungere l’Alpe Piazza, dove è presente un laghetto artificiale, alcune strutture d’alpeggio e un bivacco. Su questo dosso naturale delle Alpi Orobie si può ammirare tutta la Val Lesina, parte della Valchiavenna e la bassa Valtellina.

Si prosegue scendendo verso la casera dell’Alpe Piazza e percorrendo un sentiero in quota attraverso la Val Giuta, si giunge all’Alpe Olano, dove si osserva una pozza d’abbeverata, alimentata con acqua portata da una storica canalina in larice. Si continua per un tratto in piano fino a raggiungere la valle di Olano, confine con la Foresta Regionale Val Gerola. Si attraversa il torrente e lasciato il sentiero Andrea Paniga, si percorre un tratto boscato fino all’alpeggio Culino, dove sono presenti i vari fabbricati d’alpe ed è possibile scendere fino all’agriturismo Bar Bianco, termine della tappa.

Lungo questo itinerario è possibile osservare camosci, caprioli, cervi, lepre variabile, aquila reale e tetraonidi, quali coturnice e gallo forcello.

Caratteristiche tecniche:

  • Difficoltà: E-Escursionisti – Tempo stimato 8 ore
  • Sviluppo complessivo: 20 km

Approfondimenti

Il formaggio Bitto, di origini remote nel tempo, in quanto era già rinomato nel ‘500, prende il nome dal torrente Bitto che confluisce nell’Adda all’altezza di Morbegno ed è radicato nel comprensorio alpino delle Valli del Bitto di Gerola e Albaredo, oltre che prodotto in molti alpeggi su tutto il territorio valtellinese.

È un formaggio d’alpe grasso a pasta semicotta. Le varie fasi produttive si svolgono secondo gli usi tradizionali, legati alle caratteristiche ambientali, nel periodo compreso fra il primo di giugno e il 30 settembre. Viene prodotto con latte di vacca appena munto a cui viene aggiunto latte caprino (10-20%), ottenuto dalla razza orobica. La maturazione inizia nelle “casere d’Alpe” e si completa negli stabilimenti di fondovalle sfruttando il naturale andamento climatico della zona di produzione.

La maturazione deve essere protratta per almeno settanta giorni. La stagionatura può protrarsi anche per diversi anni, senza alterare le caratteristiche organolettiche e strutturali del formaggio. Appena pronto il sapore è dolce, delicato e tende a divenire più intenso e vivace con l’invecchiamento. Negli stadi giovanili è un prelibato e classico formaggio da taglio. Dopo l’anno di stagionatura, aumenta la sua nobiltà, assurge a eccellente prodotto da accompagnare ai migliori cibi e alle più raffinate tavole.

Per approfondire: https://www.valgerolaonline.it/il-bitto-della-valgerola

Contatti e informazioni

Alpeggi:
Alpe Legnone – comune di Delebio (SO)
Az. Agr. La Streccia di Involti Massimo
Produttrice di formaggio con denominazione “Prodotto di Montagna
Tel. 339.6443930
Apertura dal 01/07 al 10/09
Ristoro presso la Capanna Sociale Baitone di Legnone (Gestore tel. 334.5736108)
Alpeggio aderente all’iniziativa GiraRifugi e Alpeggi 

Alpe Culino – Comune di Rasura (SO)
Produttrice di formaggio Bitto DOP
Az. Agr. Borromini Tiziana
Tel. 320.0833373
Apertura dal 01/06 al 10/9 – resto dell’anno fine settimana
Ristoro e pernottamento su prenotazione (Gestore tel. 329.4019065)
Alpeggio aderente all’iniziativa GiraRifugi e Alpeggi 

Alpe Tagliata e Olano
Soc. Agr. Milesi di Milesi Mara e Marco s.s.

Alpe Combana
Mainetti Andreas

Bivacco Casera Alpe del Dosso, quota 1.513 m slm.
Gestito dal Consorzio Montagna Viva Delebio (SO)
Per info: tel. 333.1488957 oppure info@cmviva.it

Rifugi nelle vicinanze:
Rifugio della Corte
Situato in Valgerola a quota 1.250 m slm.
Durante il periodo estivo si raggiunge con qualsiasi tipo di auto (strada agro silvo pastorale)
Per prenotazioni: tel. 340.3433090

Rifugio Alpe Stavello
Situato in Valgerola a quota 1.943 m slm.
Raggiungibile a piedi su sentiero dal Bar Bianco, oppure da Pedesina o Gerola Alta (loc. “Laveggiolo“)
Per prenotazioni: tel. 334.7652242


Il nostrano Valtrompia DOP nella Foresta Regionale Valgrigna

Il nostrano Valtrompia DOP nella Foresta Regionale Valgrigna

Il punto di partenza
Sulla Strada Statale SS42 si prende l’uscita per Piancamuno e quindi si sale fino a Plan di Montecampione 1800 dove, in un ampio parcheggio libero, potrà essere lasciata l’auto.

I percorsi
L’escursionista può scegliere tra due itinerari con diversa lunghezza e difficoltà:

A – verde: è il percorso più agevole e adatto alle famiglie.
Dopo aver parcheggiato, si inizia un agile sentiero in direzione del rifugio Dosso Rotondo e si scende alla malga “Poffe di Bacinale” in comune di Bovegno. Quindi, si risale tornando al Plan di Montecampione e si prosegue sino alla malga “Rondeneto”, percorrendo una strada bianca, e alla sua stazione nota con il nome “Malga del Luca”. Infine, attraverso un suggestivo sentiero fra i larici, si giunge al Museo Etnografico “Silter di Gianico” e da qui si risale alla malga di “Rosello di mezzo” e al rifugio “E. Tironi”.

Per il ritorno si ripercorre in parte la strada bianca dell’andata.

Caratteristiche tecniche:

  • tipologia di fruizione a piedi
  • difficoltà E – escursionistico
  • Tempo di percorrenza 3 h

B – giallo: è il percorso più lungo e per escursionisti esperti.
Dopo aver parcheggiato si imbocca un agile sentiero in direzione del rifugio Dosso Rotondo e si scende alla malga “Poffe di Bacinale” in comune di Bovegno. Quindi si risale e si segue il sentiero 3V “Tre Valli” che, attraverso il crinale che funge da spartiacque fra la Valle Camonica e Valle Trompia, arriva sino alla “Foppa del Mercato”. Da lì si scende al rifugio “E. Tironi” e si ritorna poi alla località “Plan di Montecampione“, punto di partenza, percorrendo una strada bianca e riprendendo il percorso A – “Verde”.

Caratteristiche tecniche:

  • tipologia di fruizione a piedi
  • difficoltà EE – escursionisti esperti
  • tempo stimato 3 h e 30 min

Approfondimenti

A pochi passi dal rifugio “E. Tironi” si trova la malga Museo del “Silter” di Gianico.

Arredata con suppellettili ed oggetti tradizionali, questa struttura permette l’immersione a tutto tondo del visitatore, grazie anche all’atmosfera sonora ricreata appositamente in ciascun locale, nell’ambiente di vita e di lavoro che caratterizzava l’alpeggio decenni fa.

Caratteristica unica di questa malga-museo è la copertura del tetto realizzata con “canalotti” in legno, disposti a mo’ di coppi, ma della lunghezza dell’intera falda. All’esterno sono presenti le sagome di bestiame e di uomini che offrono frammenti di scene che si sono ripetute per secoli e che ancora si possono cogliere dal vivo nelle vicine malghe.

Per le visite bisogna accordarsi direttamente o telefonicamente con il Rifugio “E. Tironi“.

Il nostrano di Valtrompia DOP è un formaggio semigrasso a pasta extra dura, prodotto tutto l’anno, a partire dal latte crudo e con l’aggiunta di zafferano.

Si presenta di forma cilindrica, con diametro tra i 30 e i 45 cm, altezza dello scalzo variabile tra 8 e 12 cm e peso tra 8 e 18 kg. La crosta è dura, con un colore che va dal giallo bruno al rossastro; la pasta, dura e giallo paglierino, può presentare occhiatura media o fine. Il gusto e l’aroma sono pieni e intensi, senza percezione di note acide a maturazione minima, più pungente se molto stagionato.

La stagionatura deve durare almeno 12 mesi, durante i quali sono previsti alcuni importanti procedimenti, quali il rivoltamento delle forme, la raspatura e l’oliatura della crosta con olio di lino

Per approfondire: https://www.nostrano-valtrompia.it/

Contatti e informazioni

Alpeggi:

Poffe di Bacinale – comune di Bovegno (BS)
Az. Agr. Tanghetti Moris
Produttrice di formaggio Nostrano Valtrompia DOP
Tel. 339.8833035
Apertura dal 15/06 al 30/09
Alpeggio aderente all’iniziativa GiraRifugi e Alpeggi.

Alpe Rosello – comune di Esine (BS)
Az. Agr. Pe Anna
Produttrice di formaggi della tradizione camuna
Tel. 340.5782701
Apertura dal 15/06 al 15/09
Alpeggio aderente all’iniziativa GiraRifugi e Alpeggi.

Rifugio “Elena Tironi a Rosello di Sopra
Il Rifugio “Elena Tironi” a Rosello di Sopra è circondato da uno splendido bosco di larici, che in autunno regalano una varietà di colori d’oro. Peculiarità della zona è il bramito dei cervi, metà settembre – fine ottobre, e la presenza di numerosi esemplari di gallo forcello.

Il rifugio, al piano terra, offre una sala da pranzo riscaldata con camino a legna, per un totale di 40 posti a sedere e una stanza attrezzata ad uso polivalente. Al secondo piano la struttura è dotata di 5 camere da letto con 4 o 6 posti, per un totale di 22 letti.

La cucina offre piatti tipici e piatti “alternativi”, adatti anche a vegetariani.

Milena Giavazzi
Tel. 0364.1916180tel. 348.5457053
Mail milenagiavazzi@hotmail.it
https://www.rifugi.lombardia.it/brescia/esine/rifugio-elena-tironi-a-rosello.html


Alla scoperta del Silter DOP nella Valle delle Messi ai piedi del Gavia

Alla scoperta del Silter DOP nella Valle delle Messi ai piedi del Gavia

Il punto di partenza
Da Ponte di Legno seguendo la Strada Provinciale SP29 direzione Passo Gavia si arriva alla località Sant’Apollonia dove nell’ampio parcheggio è possibile lasciare l’auto e iniziare il percorso.

I percorsi
L’escursionista può scegliere alternativamente tra due itinerari con diversa lunghezza e difficoltà:

A – rosso: dopo aver parcheggiato ci si porta in breve tempo alla Malga Sant’Apollonia dove si può conoscere come si produce il Silter DOP. Da qui si prosegue, su una agevole strada bianca, la Valle delle Messi sino all’imbocco del sentiero che vi porta al “Lago Nero”, dove si trova anche l’omonima Malga. Poi si prosegue sino al Passo Gavia e al Rifugio Bonetta.

Il ritorno prevede di ripercorrere lo stesso percorso.

Caratteristiche tecniche:

  • difficoltà: EE – Escursionisti Esperti
  • tempo stimato: 5 h

B – azzurro: dopo aver lasciato l’automobile ci si dirige verso la Malga Sant’Apollonia dove potrete conoscere come si produce il Silter DOP. L’itinerario continua quindi lungo la Valle delle Messi fino al Rifugio Valmalza e, dopo una breve pausa, prosegue verso il “Bivacco Linge”. Da qui si continua seguendo il sentiero ad anello che sale al Passo Gavia (percorso A rosso) e quindi si ridiscende fino al fondo valle e al punto di partenza al parcheggio.

Caratteristiche tecniche:

  • difficoltà: E – Escursionisti
  • tempo stimato 3,5 h

Approfondimenti

La fonte di S. Apollonia scaturisce in riva al torrente Frigidolfo a 1994 m. sul livello del mare rilasciando un’acqua fredda (8°C) minerale, bicarbonato-ferruginosa, in cui il ferro è l’elemento caratterizzante. Ma cosa ha di particolare quest’acqua sorgiva dallo strano sapore ferroso e di uova sode?

La risposta la danno i quattro muri della piccola “pagoda”, una piccola costruzione capace di contenere sì e no dieci persone, che si erge attorno alla fonte. Migliaia di nomi scritti sulle pareti che attestano ai posteri i “poteri miracolosi” dell’acqua. Enormi colonne di nomi a cui bisogna chiedere del “miraggio” di S. Apollonia: al sarto Gino Nolli, a Dante Aldo, Maggi Elvira, Paglierini Giuseppina, Vinicio Gatti, Franco Boccoli etc. che hanno sperimentato i poteri unici di questa bevanda.

Cosa c’è di vero e di così speciale in quest’acqua nessuno lo sa di preciso, ma quello che è certo è che una visita, questa fonte, la merita.

Inserita all’interno del Parco nazionale dello Stelvio, la cui fauna conta solo tra i vertebrati oltre 260 specie, la valle delle Messi riscontra la presenza di grandi rapaci, delle ricche popolazioni di ungulati (soprattutto cervo e stambecco) e di molte specie tipiche degli habitat montani (galliformi alpini, marmotta, etc.). A queste si aggiunge la miriade di invertebrati che vivono anch’essi, talora, in condizioni estreme.

Il paesaggio unico che la contraddistingue varia dal bosco di conifere al lariceto, dalle pietraie fino al pascolo d’alta quota con ampia vista su tutta la valle.

Il prodotto è pronto al consumo dopo almeno 100 giorni di stagionatura.

Per approfondire: http://formaggiosilter.it/

Contatti e informazioni

Alpeggi:
Alpe Sant’Apollonia – Comune di Ponte di Legno (BS)
Az. Agr. Baccanelli Oscar
Produttrice di formaggio Silter D.O.P. e altri formaggi della tradizione locale
Tel. 339.5650964
Apertura dal 15/06 al 30/09
Alpeggio aderente al Girarifugi Giralpeggi

Rifugio Bonetta
Aperto da fine maggio a inizio ottobre, il Rifugio Bonetta si trova nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio dal 1960. Situato al Passo Gavia, grazie alla sua posizione unica potrete godere di una vista mozzafiato sul lago Bianco, sul Corno dei Tre Signori, sul monte Gaviola e su tutte le cime del gruppo Ortles-Cevedale e dell’Adamello. Potrete inoltre scoprire le numerose e nascoste trincee della Guerra Bianca e passeggiare alla ricerca di camosci, stambecchi, marmotte ed aquile.
Nella struttura è attivo un servizio di bar e ristorante ed è possibile pernottare nelle sei camere con servizi annessi.
Per info e prenotazioni:
Tel. 0364.91806
https://www.passogavia.it/

Rifugio Valmalza
Piccolo ed accogliente rifugio del C.A.I. Pezzo-Ponte di Legno, la cucina offre piatti tipici con prodotti locali e dolci fatti in casa. Il rifugio dispone di un’ampia sala per pranzi e cene con 50 posti a sedere e tre stanze per il pernottamento con 19 posti letto.
Per info e prenotazioni:
Daniela, tel. 348.7962766
Loretta, tel. 347.3811645
https://www.rifugiovalmalza.it/


CamminaForeste in Lombardia

E’ un lungo trekking di 750 km, suddiviso in 39 tappe oltre a due giri ad anello, che percorre il territorio regionale dalla pianura alla zona alpina, attraversando e unendo tra loro, attraverso i sentieri escursionistici esistenti, le Foreste demaniali di Regione Lombardia. Durante il cammino, l’escursionista ha modo di conoscere e apprezzare la varietà e la ricchezza del territorio, sia negli aspetti naturalistici e di biodiversità, come in quelli storici e artistici, ma anche nei produttori e prodotti locali e nell’accoglienza rivolta a un turismo sostenibile. Le tappe sono organizzate in nove sotto-trekking territoriali, percorribili autonomamente.

Filo conduttore sono le 20 Foreste di Lombardia territori di proprietà regionale e gestiti da ERSAF, che coprono 23.000 ettari di foreste e alpeggi distribuiti in sei province e un importante mosaico di ecosistemi naturali, abitati da una straordinaria varietà di fauna e flora; a queste si aggiungono 13 aree protette e 6 riserve naturali.

Punto di partenza del trekking è la Riserva naturale dell’Isola Boschina, suggestiva isola lungo il fiume Po, a Ostiglia, nel mantovano. Il percorso raggiunge e attraversa (in battello) il lago di Garda e si snoda quindi in provincia di Brescia, scendendo in val Camonica e sul lago d’Iseo, in provincia di Bergamo e valicando due volte le Orobie in provincia di Sondrio; si scende sul lago di Como attraversando (oltre allo stesso lago) porzioni delle province di Como e Lecco e si termina sulla verdissima dorsale della Costa del Palio, alle falde del monte Resegone, cima lombarda per eccellenza. Vengono toccati importanti fiumi (Po, Mincio, Oglio, Adda…) e i principali laghi (Garda, Idro, Sebino, Lario).

E’ in libreria la guida CamminaForeste in Lombardia, scritta da Enrico Calvo, Roberto Cremaschi e Alessandro Rapella, con molte collaborazioni, edita da TerrediMezzo.

Scarica la versione in PdF del diario su cui apporre i timbri dei Posti tappa

Edizioni precedenti

La prima edizione del CamminaForeste in Lombardia è stata organizzata nel 2017: in quella versione si trattava di 42 tappe dall’Isola Boschina alla Costa del Palio, passando per il Parco dello Stelvio e diverse riserve naturali.

Nell’estate 2018, a cent’anni dalla conclusione della Grande Guerra, ERSAF ha riproposto alcuni trekking e escursioni selezionati appositamente per aiutare a recuperare la memoria di un evento che ha cambiato il volto dell’Europa, riscoprendo insieme la bellezza del territorio lombardo, la sua cordiale ospitalità, la sua buona gestione.

Nel 2022, anche a seguito della proposta dell’editore Terre di Mezzo di realizzare la Guida del percorso, l’itinerari è stato rivisto, ri-percorso e aggiornato. Buon cammino!

Informazioni tecniche

Si parte!

L’Isola Boschina è il nostro punto di partenza: la Foresta di Lombardia più meridionale, alla quota più bassa, la più piccola dopo la Foresta del Boron in alta Valtellina, che è la più settentrionale e alla quota media più elevata. Se la si guarda dall’alto sembra avere la forma di un chicco di riso, tradizionale coltivazione agricola di queste terre. Così la deve vedere il nibbio bruno, nidificante sull’isola, mentre sorvola il territorio a caccia di prede.

Rivolgiamo lo sguardo verso ovest dove il nostro cammino ci porterà dapprima lungo le rive del Po e poi quelle del Mincio fino alla neonata Foresta della Carpaneta, poi a Mantova e poi ancora verso il grande nucleo forestale isolato del Bosco Fontana per seguire infine il corso superiore del Mincio ed arrivare a Peschiera. Il nostro sguardo sul territorio sarà colpito dalle distese di aree di impronta rurale della ricca agricoltura lombarda, tra campi di mais, pioppeti, foraggere, riso e vigneti, in cui le presenze arboree sono limitate prevalentemente ai margini dei fiumi, alle ville padronali e ai limitati resti della vegetazione forestale di pianura fatta di piccoli boschetti e filari ad eccezioni dei citati Bosco Fontana e Foresta Carpaneta.

Attraversiamo il lago di Garda da Peschiera a Gargnano, sulla riva occidentale, e ci addentriamo nel territorio di quella che è la più grande delle Foreste di Lombardia, la Foresta Gardesana Occidentale.

E’ una Foresta ricca di ambienti diversi: il cammino ci guida dalle vegetazione submediterranea di lecci ed eriche, grazie agli influssi termici del lago, fino ai boschi di rovere e castagni più in alto, per arrivare alle formazioni estese di faggio ed ai piccoli nuclei residuali di abete rosso nelle aree più interne. Tutto è inframmezzato da coltivi di olivo, antiche limonaie, prati da fieno e poi praterie naturali nelle aree più elevate, in cui dominano le specie endemiche della flora e una ricca fauna di cervi, camosci ed uccelli rapaci come l’aquila.

Andiamo ora a nord ovest, verso le montagne della val Camonica che intravediamo in fondo. Attraversiamo prima i pendii prealpini posti oltre il lago d’Idro della Foresta Anfo-Val Caffaro, che ci porta a risalire da Bagolino verso la Foresta dell’Alpe Vaia e da qui, ormai in val Camonica, ad attraversare la ricca Foresta Val Grigna. Entriamo così nel regno delle grandi foreste alpine che da millenni hanno visto la presenza dell’uomo abitare in questi luoghi e diventarne il curatore. Attraversiamo anche qui boschi di castagno e rovere e poi estese abetaie di abete rosso alle quote più alte e sopra ancora, al limite dei pascoli, i lariceti, dalla chioma leggera che si veste d’oro nella stagione autunnale.

Dalla bassa val Camonica, dopo aver transitato nella Foresta della Valle del Freddo, risaliamo i dolci pendii delle Prealpi bergamasche al cospetto della regina delle Orobie, la Presolana, per addentrarci poi tra i magnifici boschi della Foresta Val di Scalve. Le cime che racchiudono la valle hanno un aspetto dolomitico e il paesaggio forestale prevalentemente costituito da boschi di conifere e da ampi pascoli ci mostra i segni di un territorio in cui le popolazioni hanno svolto con sapienza le antiche arti dell’allevamento e del taglio dei boschi.

Lasciata la Foresta Legnoli e il Passo del Vivione, risaliamo la splendida mulattiera che conduce al Passo del Gatto, la quota più elevata di tutto il percorso, che mette in comunicazione il versante scalvino con quello valtellinese.

Entriamo così in un grande scenario che vede esprimere nel giro di pochi chilometri la vegetazione mediterranea prossima al lago di Como con quella tipicamente alpina delle valli retiche e poi dell’alta valle. Siamo nella provincia con la maggior superficie a bosco e pascolo, dal caratteristico andamento est-ovest che rende il versante orobico più selvaggio e aspro e quello retico, pur spesso altrettanto impervio, ma rivolto al sole e quindi dalla lunga frequentazione umana. E’ proprio su questo versante che, scesi al fondovalle, seguiamo la famosa “Via dei terrazzamenti” che, in genere senza grandi dislivelli, percorre tutto il versante destro dell’Adda tra vigneti, boschi, prati, piccoli abitati. Il nostro cammino procede tra estesi boschi di castagni che sono il tratto distintivo del paesaggio forestale in questa area di media montagna, abitata e coltivata da tempo immemore, ma lo sguardo sul versante delle Orobie mette in luce la gradazione della vegetazione lungo lo sviluppo altitudinale fino alle macchie scure di conifere delle quote più elevate, che ritroviamo poi, insieme con la più bella faggeta della valle, percorrendo la Foresta della Val Masino.

Il cammino ci conduce ora ad attraversare la porzione più occidentale del versante orobico, toccando la Foresta della Val Lesina e la Foresta della Val Gerola. Superato l’orizzonte delle foreste di conifere e dei bassi arbusti, si entra nel regno delle praterie naturali, ricche di erbe e fiori multicolori. Sono, questi, gli spazi dove l’uomo da secoli esercita l’attività pascoliva, che lo ha poi portato ad aprire spazi per i prati ed altri pascoli anche a discapito delle formazioni forestali a quote più basse. E’ il regno degli alpeggi, dove il bestiame viene portato a vivere d’estate per utilizzare le risorse foraggere naturali, costituendo così un fondamentale tassello dell’economia agricola delle zone di montagna.

Riprendiamo il cammino e seguiamo quello che certamente, fin da epoche remote, era la via di collegamento tra gli alpeggi della Valtellina e quelli dell’alta valle Brembana. Le creste non erano confine ma spazio di incontro tra abitanti delle Terre Alte che condividevano la stessa vita, gli stessi usi e spesso lo stesso dialetto. Ci affacciamo così, attraverso il passo di Salmurano, sui pascoli della valle Brembana, dominando con uno sguardo una vasta corona di montagne ricoperte di boschi di conifere e da ampi pascoli.

Ci dirigiamo verso la Foresta Azzaredo-Casù e poi verso ovest sempre in quota fino ad arrivare alla Foresta Foppabona e poi ad attraversare la Valsassina, lungo percorsi panoramici. L’attenzione sarà però anche catturata da tratti di versanti e boschi toccati dai segni di alluvioni e frane antiche e recenti, dal passaggio di forti perturbazioni di acqua e vento, in qualche caso da segni di incendi e dai fenomeni di attacchi di bostrico. Siamo di fronte ai segni che i cambiamenti climatici stanno incidendo sul territorio con il passaggio dei cosiddetti “eventi estremi”, sempre più ricorrenti e sempre più violenti, che anche foreste di antica origine e di buona condizione di salute faticano a contenere. Ma il valore delle foreste come strumento di tutela del territorio è proprio sotto i nostri occhi.

Attraversato il lago di Como all’altezza di Menaggio, risaliamo il versante fino ad arrivare alla lontana ed isolata val Cavargna, prossima al confine con la Svizzera, e poi alla nascosta Foresta della Valsolda con una zona a protezione integrale fino ad arrivare alla Foresta della Valle Intelvi. Sono tutte aree che, pur prossime agli importanti flussi turistici del lago di Como, su cui spesso si hanno viste panoramiche mozzafiato, presentano ampie zone in via di abbandono colturale e quindi di rinaturalizzazione intensa. Qui i boschi stanno conquistando tutti i prati ed i pascoli non più utilizzati, cervi e caprioli stanno riproducendosi in modo intenso, è presente il primo branco di lupi della Lombardia.

Il cammino volge al termine…

Siamo partiti dall’Isola Boschina nella pianura ad est e con un grande arco stiamo arrivando quasi al centro della regione. Tocchiamo la Foresta dei Corni di Canzo, la più vicina alle aree metropolitane, frequentata da migliaia di escursionisti piccoli e grandi che lì hanno imparato a camminare, ad avvicinarsi alla natura, a conoscere boschi e animali. Il cammino finisce così sui pascoli del Resegone da cui la vista può spaziare, nelle giornate luminose, fino a Milano e all’intera pianura e poi alle montagne dell’Appennino. Attraversiamo la Foresta del Resegone, splendide foreste di faggio dalla parte lecchese, ampi pascoli panoramici in quota, foreste di conifere da rimboschimenti ormai quasi centenari sul versante bergamasco.

Se guardiamo a ritroso, come in un volo d’ aquila, scorgiamo i tanti luoghi attraversati, le foreste incontrate, le persone che vi abitano e lavorano, gli incontri e le scoperte, la conoscenza di luoghi e soprattutto di relazioni.

Sono le Foreste di tutti: un bene prezioso, patrimonio comune, la cui integrità e conservazione sarà fondamentale ancora per noi e le generazioni future.

1. Dall’Isola Boschina al Lago di Garda

Da Ostiglia, seguendo prima il Po e poi il Mincio, arriviamo a Mantova, città dei Gonzaga Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, e poi risalendo ancora il Mincio nel suo tratto superiore giungiamo a Peschiera sul Garda, attraverso i Colli Morenici, territorio di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, culturali e storiche per le vicende che li hanno visti coinvolti nel Risorgimento italiano.

Il percorso attraversa territori di impronta rurale della ricca agricoltura lombarda, tra campi di mais, pioppeti, foraggere, riso e vigneti, all’interno del Parco del Mincio e dell’Ecomuseo della risaia, dei fiumi e del paesaggio rurale mantovano, con le sue strade dei vini e dei sapori mantovani.

E’ l’unico tratto in pianura del CamminaForeste: attraversiamo quindi paesaggi unici, tra campi, filari, boschetti, cascine, corsi d’acqua e testimonianze culturali grandi e piccole.

Le tappe

1A Isola Boschina – Governolo

1B Governolo – Foresta della Carpaneta

1C Foresta della Carpaneta – Marengo

1D Marengo – Peschiera (+ Gargnano in motonave)

Le quattro tappe possono essere effettuate in bicicletta con la seguente articolazione:

1A Isola Boschina – Foresta della Carpaneta

1B Foresta della Carpaneta – Peschiera del Garda

2. La Foresta Gardesana Occidentale

Siamo nel Parco Alto Garda Bresciano, un parco istituito alla fine degli anni Ottanta per tutelare e promuovere la grande ricchezza di habitat e biodiversità presenti al suo interno. Attraverso foreste, borghi, aree naturalistiche uniche, strade e mulattiere risalenti alla Grande Guerra attraverseremo le aree boschive e i monti che separano la costa del Lago di Garda da quella del Lago d’Idro, in un ambiente che offre grandi spunti dal punto di vista naturale, architettonico, storico e culturale.

Le tappe

2A da Gargnano a Gardola di Tignale

2B da Gardola di Tignale a Cima Rest

2C da Cima Rest al rifugio Monte Stino

2D dal rifugio Monte Stino a Ponte Caffaro

3. Su e giù per la Val Camonica

Dal lago d’Idro al lago d’Iseo attraversando tre Foreste Regionali, alla scoperta delle Prealpi bresciane, forse poco conosciute ma certamente sorprendenti per la varietà di ambienti e la ricchezza di natura, storia e cultura. E’ richiesto un certo impegno per scavalcare montagne e risalire valli, ma ci si apriranno grandi orizzonti sempre diversi e inaspettati per la vastità degli spazi. Cammineremo attraverso alpeggi, una realtà in bilico tra passato e futuro, che in questi luoghi sono ancora vitali e capaci di rispondere alle nuove sfide che investono l’agricoltura di montagna

Le tappe

3A da Ponte Caffaro a Bagolino

3B da Bagolino al rifugio Valdaione

3C dal rifugio Valdaione al rifugio Tironi a Rosello

3D dal rifugio Tironi a Lovere

4. Dal lago d’Iseo all’antica Repubblica di Scalve 

Una camminata a tratti tranquilla, a tratti un po’ impegnativa, attraverso modesti rilievi montani dal lago d’Iseo ci porterà gradualmente nella valle di Scalve, nel cuore delle Prealpi Orobiche. Vedremo i singolari endemismi alpini della Valle del Freddo, godremo delle splendide panoramiche sulle cime delle montagne orobiche e camune; attraverseremo la Foresta Regionale Valle di Scalve e la Riserva del Giovetto con le sue formiche. Arriveremo infine a Schilpario, uno dei quattro comuni che costituivano l’antica Repubblica della Valle di Scalve.

Le tappe

4A Da Lovere a Bossico

4B da Bossico al passo della Presolana

4C Dal passo della Presolana a Schilpario

4D Da Schilpario al passo del Vivione

4E Dal passo del Vivione al rifugio Cristina in Val Belviso

5. La Valtellina dei terrazzamenti

Un percorso molto suggestivo sviluppato tra vigneti terrazzati, piantagioni di grano saraceno, meleti, antichi mulini, incisioni rupestri, borghi storici e chiese secentesche. Itinerario estremamente vario, ricco di elementi naturalistici affiancati a luoghi caratteristici che raccontano le tradizioni del popolo valtellinese. Ci inoltreremo in boschi di latifoglie, alle quote inferiori, e di abeti rossi nell’orizzonte montano superiore, a cui succedono le praterie alpine. Potremo godere di panorami alpini indimenticabili con cime ben oltre i 3.000 metri di altitudine, all’interno di riserve naturali e foreste secolari.

Le tappe

5A dal rifugio Cristina in Belviso a Chiuro

5B da Chiuro a Sondrio

5C da Sondrio a Buglio in Monte

5D da Buglio in Monte a Filorera

escursione ad anello da Filorera all’Alpe Pioda

escursione ad anello da Filorera in Val Masino

5E da Filorera a Delebio

6. Nel regno del Bitto

Biodiversità e costruzioni tipiche caratterizzano questo percorso, ad alto impatto naturalistico all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, che vi regalerà senza dubbio emozionanti esperienze sensoriali. Rari sono gli insediamenti umani permanenti rispetto a maggenghi ed alpeggi. Lungo il sentiero troverete una fitta vegetazione con castagni, quindi faggeti e, salendo, abetaie e lariceti. Alle quote più elevate si intravedono i resti di strade militari, gallerie e trincee risalenti alla Grande Guerra. Si tratta sicuramente di uno dei tratti più selvaggi della bassa Valtellina. Notevole la presenza della fauna alpina tipica tra cui camosci, stambecchi, cervi, tetraonidi e rapaci.

Le tappe

6A da Delebio all’alpe Legnone

6B dall’alpe Legnone all’alpe Culino

6C dall’alpe Culino al rifugio Salmurano

7. Le Orobie dei Tre Signori 

Un percorso di montagna sul filo delle Orobie: i Tre Signori (il Ducato di Milano, la Serenissima, il Cantone dei Grigioni) danno il nome alla severa e aguzza montagna che ci sorveglia dall’alto dei suoi 2.554 metri. Si attraversa questa zona costellata di vette, rifugi, piccole dighe con azzurri specchi d’acqua percorrendo tratti di intriganti trekking, quali la Dorsale Orobica Lecchese e lo storico Sentiero del Viandante. Il percorso attraversa la Foresta Regionale Azzaredo Casù, provvista di malga, rifugio e bivacco e la più piccola Foresta Regionale Foppabona, fino a specchiarsi nel lago di Como. Da qui con i mezzi pubblici sarà possibile, se necessario, tornare al punto di partenza.

Le tappe

7A dal rifugio Salmurano al rifugio Balicco

7B dal rifugio Balicco al rifugio Benigni

7C dal rifugio Benigni al rifugio Grassi

7D dal rifugio Grassi al rifugio Cainallo

8. Il Lario occidentale 

Tra Lario e Ceresio, cinque tappe che percorrono un territorio affascinante, entrato a far parte di un ristretto numero di luoghi famosi per il turismo internazionale. Di relativamente facile impegno, questi itinerari ci permettono di addentrarci in un paesaggio ancora e per fortuna per lo più rurale, assaporando una natura e ritmi di vita legati a un passato non troppo lontano e in alcune realtà ancora presente.

Lo sviluppo di questo percorso mette in contatto questi due grandi laghi prealpini, attraversando le quattro valli che si staccano dai rilievi del gruppo montuoso del pizzo di Gino nella prima parte e le due valli del Telo che mettono in comunicazione nuovamente Ceresio e Lario scendendo i versanti opposti dalla valle Intelvi.

Le tappe

8A da Menaggio a Cusino

8B da Cusino a Cavargna

8C da Cavargna a San Mamete di Valsolda

8D da San Mamete Valsolda a Orimento

9. L’antica Insubria

L’Insubria è la regione storica che comprende il Ducato di Milano, equivalente all’incirca alle attuali provincie di Varese, Como, Lecco, Milano e Monza – Brianza in Italia e Canton Ticino in Svizzera.

In queste tappe verranno esplorate le Prealpi Lariane dalla val d’Intelvi, al confine con la Svizzera, al monte Resegone e alla val Taleggio, oramai in territorio bergamasco, passando per i rilievi del Triangolo Lariano.

Escursioni alla scoperta delle Foreste Regionali Val d’Intelvi, Corni di Canzo e Monte Resegone, dalle molteplici sfaccettature e dai panorami sul Lario, la Brianza e le Alpi Lariane.

Le tappe

9A dall’alpe Comana al rifugio Riella

9B dal rifugio Riella a Prim’Alpe

9C da Prim’Alpe al rifugio Alpinisti Monzesi

9D dal rifugio Alpinisti Monzesi alla Costa del Palio

E’ in libreria la guida CamminaForeste in Lombardia, scritta da Enrico Calvo, Roberto Cremaschi e Alessandro Rapella, con molte collaborazioni, edita da Terre di Mezzo.

Trovate qui la presentazione.

Nelle oltre 150 pagine della guida, oltre alle consuete sezioni (A colpo d’occhio, Galleria fotografica, Istruzioni per l’uso…) trovate un’articolata e avvincente introduzione alle foreste incontrate sul percorso con approfondimenti curati dagli esperti forestali della SISEF  (https://sisef.org/).

A fianco della descrizione dei nove itinerari composti da 39 tappe e 2 percorsi ad anello, nove testimonial ci raccontano la “loro” foresta. In conclusione, un’essenziale bibliografia.

1) Cos’è il “Cammina Foreste in Lombardia”?

È un’iniziativa ideata nel 2017 da ERSAF, l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, e che propone un’esperienza davvero unica: un trekking di circa 730 chilometri attraverso le 20 foreste di proprietà di Regione Lombardia dislocate tra le Alpi e le Prealpi. La proposta fornisce un’occasione irripetibile per conoscere il territorio e le ricchezze di ciascuna di esse in uno straordinario viaggio nel profondo della natura, della biodiversità e della cultura locale, in maniera del tutto eco-sostenibile.

2) Quali sono le Foreste di Lombardia?

Le venti foreste sono: le Foreste Azzaredo-Casù e Valle del Freddo in provincia di Bergamo; le Foreste Gardesana Occidentale, Val Grigna, Alpe Vaia, Anfo-Val Caffaro, Val di Scalve e Legnoli in provincia di Brescia; le Foreste Corni di Canzo, Valsolda, Monte Generoso e Valle Intelvi in provincia di Como; le Foreste Resegone e Foppabona in provincia di Lecco; le Foreste Val Masino, Val Lesina, Val Gerola e Alpe Boron in provincia di Sondrio ed infine le Foreste di Carpaneta e Isola Boschina in provincia di Mantova. A queste si aggiungono 12 aree protette e riserve naturali.

3) A chi si rivolge questa proposta?

La proposta è aperta a tutti. Chiunque se la senta di fare anche solo un tratto del percorso può partecipare. Bisogna considerare che è comunque un trekking in montagna e pertanto bisogna avere un minimo di allenamento. Alcuni tracciati sono un po’ più impegnativi di altri, ma la maggior parte sono di difficoltà escursionistica.

4) Quante sono le tappe?

Le tappe sono in tutto 39, suddivise in 9 itinerari corrispondenti ad altrettante aree geografiche: “Dall’Isola Boschina al Lago di Garda” (4 tappe); “La Foresta Gardesana Occidentale” (4 tappe); “Su e giù per la Val Camonica” (4 tappe); “Dal lago d’Iseo all’antica Repubblica di Scalve” (5 tappe); “La Valtellina dei terrazzamenti” (5 tappe); “Nel regno del Bitto” (3 tappe); “Le Orobie dei Tre Signori” (4 tappe); “Il Lario occidentale” (4 tappe) e “L’antica Insubria” (4 tappe). Completano la proposta anche due percorsi ad anello: “da Filorera all’Alpe Pioda” e “da Filorera in Val Masino”. Lungo i percorsi sono dislocati ben 80 “punti tappa” (agriturismi, alberghi, B&B ed altre strutture) dove gli escursionisti potranno sostare, rifocillarsi o anche pernottare previa prenotazione.

5) Bisogna per forza fare tutte le tappe?

Assolutamente no. La scelta è libera, ognuno può decidere come e quando effettuare l’escursione, se in autonomia, oppure aggregarsi ai gruppi organizzati. A tal proposito consigliamo di tenere controllata la pagina FaceBook ufficiale di ERSAF: www.facebook.com/ersaf.lombardia e la pagina di Foreste da Vivere www.facebook.com/forestedavivere.

6) Si può fare solo a piedi?

Nelle edizioni passate erano stati creati dei percorsi specifici per gli appassionati di mountain bike ed e-bike. Attualmente, le tappe previste dalla guida sono state pensate per essere percorse a piedi. Tuttavia, alcune tappe o alcuni tratti sono ancora percorribili anche in bike. Si ricorda infine che non è in alcun modo consentito l’utilizzo di veicoli a motore.

7) Quanto tempo ci si mette?

Dipende da molti fattori, in primo luogo dal numero di tappe e di luoghi che si desiderano raggiungere. Per coprire l’intero percorso potrebbero bastare 39 giorni, uno per tappa. Prevedendo invece alcune giornate di pausa, potrebbero essere necessari circa due mesi per completare l’intero percorso, inclusi i pernottamenti in diverse strutture. Le singole tappe sono state invece pensate per essere percorse nell’arco di una giornata al massimo.

8) Quanto costa partecipare?

Non sono previsti costi di iscrizione. L’escursionista dovrà munirsi autonomamente dell’attrezzatura necessaria oltre a sostenere i costi per trasporto, vitto e alloggio. Il Cammina Foreste è una proposta, non è un viaggio organizzato.

9) Serve un’attrezzatura particolare?

In cammino si procede con scarpe o scarponi da trekking adeguati al percorso, abbigliamento “a cipolla” (si tolgono e si mettono indumenti a seconda della temperatura). Consigliati i bastoncini. Qualche sacchetto consentirà di riportare a valle i rifiuti dai luoghi dove è impossibile o inopportuno lasciarli. Per chi invece intende effettuare più tappe con relativi pernottamenti, si consiglia un equipaggiamento adeguato, come riportato nella guida.

In uno zaino dotato di sacco copri zaino e, idealmente del peso a pieno carico non superiore al 10% del proprio peso corporeo, vanno messi, divisi in sacchetti impermeabili:

  • tuta leggera da usare come pigiama;
  • sacco lenzuolo (indispensabile per dormire in camerata o in rifugio);
  • borsina da toilette e piccola farmacia con il necessario per lavarsi, asciugarsi e lavare i panni, forbicine, ago e filo (utili anche per curare le vesciche), crema solare, carta igienica;
  • abbigliamento adeguato alle quote e alla stagione, preferire capi in materiale tecnico traspirante, che si lavano e asciugano rapidamente;
  • giacca a vento, mantello o poncho, berretto di cotone per il caldo, di lana per il freddo;
  • calzature da riposo (sandali o ciabatte, adatte anche per la doccia);
  • accessori: borraccia, coltellino pluriuso, occhiali da sole, torcia frontale, macchina fotografica, binocolo, penna e taccuino, portafogli, documenti, carte escursionistiche, telefono (idoneo a utilizzare le tracce GPS), caricabatterie ed eventuale powerbank.

10) Cosa c’è in palio?

Non essendo una gara non sono previsti premi. Non sono previsti gadget, se non il “diario” per la raccolta dei timbri. Il passaporto è reperibile in tutti i punti tappa, presso gli uffici ERSAF e altri centri di informazione turistica del territorio ed infine in formato stampabile, reperibile su questa pagina (vedi sopra).

11) Dove posso trovare informazioni?

Il luogo migliore per reperire informazioni è questo sito: nelle sezioni sopra a questa sono spiegate dettagliatamente le tappe ed i percorsi ed è anche possibile scaricare i tracciati in formato GPX, KML ed i grafici altimetrici. Per ulteriori informazioni sullo stato del percorso è inoltre possibile scrivere a forestedilombardia@ersaf.lombardia.it.

12) Esiste una guida? Dove la posso trovare?

Esiste una comoda guida in formato tascabile, scritta da Enrico Calvo, Roberto Cremaschi e Alessandro Rapella. Pubblicata dall’editore Terre di Mezzo è reperibile in libreria e comprende 150 pagine illustrate che forniscono dettagliate descrizioni sui nove itinerari, sulle varie tappe e sui 2 percorsi ad anello, oltre al racconto di nove testimoni che descrivono la “loro” foresta. Nella guida sono inoltre presenti gli indirizzi ed i contatti di tutti gli 80 posti tappa coinvolti nell’iniziativa. Il costo della guida è di 18,00 Euro (con un piccolo sconto se acquistata sul sito dell’editore Terre di Mezzo www.terre.it/prodotto/camminaforeste-in-lombardia)

Per informazioni sullo stato del percorso potete scrivere a forestedilombardia@ersaf.lombardia.it

Giugno 2022 – intervista a Roberto Cremaschi a Bergamo News

Giugno 2022 – intervista agli autori della guida CamminaForeste in Lombardia pubblicata sul sito di Terre di mezzo

Giugno 2022 – sul sito mountainblog (anche su FB TW) presentazione della guida CamminaForeste in Lombardia

Giugno 2022 – sul sito Mountcity (anche su TW) presentazione della guida CamminaForeste in Lombardia

Giugno 2022 – radiointervista a Enrico Calvo, coautore della guida Camminaforeste in Lombardia, su Radioinblu.it

radiointervista a Roberto Cremaschi,coautore della guida Camminaforeste in Lombardia, 24 giugno, qui.

Giugno 2022 – sul sito primabergamo (anche su FB) presentazione della guida CamminaForeste in Lombardia