La COP29, ovvero la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, si è chiusa dopo due settimane di trattative intricate e faticose in cui è stato firmato l’accordo per un fondo annuale di 300 miliardi di dollari all’anno che i paesi ricchi forniranno entro il 2035 per supportare i paesi in via di sviluppo, ripagare i danni da eventi meteorologici estremi e l’adattamento al riscaldamento globale. Cerchiamo capire in questo articolo i principali punti dell’accordo raggiunto con un focus sul tema agricoltura.
Cosa è utile sapere sulla COP26 di Baku
Le COP sono nate nel 1992, da allora, per rotazione, ogni anno vengono ospitate in un paese differente. Una delle COP più importanti e note è stata quella francese che ha prodotto “l’Accordo di Parigi” in cui i quasi 200 nazioni mondiali si sono impegnate a mantenere le temperature globali entro 1.5°C. Quest’anno la ventinovesima COP si è svolta a Baku, in Azerbaijan, cosa che ha generato i malumori di molti perché si tratta di un paese il cui PIL è formato per circa un terzo dalla vendita degli idrocarburi (il 90% delle esportazioni) e pianifica di aumentare le esportazioni di gas di un terzo .
Nonostante ciò, va considerato che sarebbe poco utile tenere delle conferenze mondiali sul clima escludendo proprio le nazioni e le organizzazioni che hanno interessi diretti nell’estrazione, vendita e utilizzo dei combustibili fossili. Le COP sono un processo difficilissimo, ma non per questo inutile.
La COP “finanziaria”
Questa 29esima edizione è stata nominata “la COP della finanza climatica”, infatti nel 2024 le nazioni aderenti allo UNFCCC (la Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) hanno trovato un accordo sul nuovo target di finanza globale. Nuovo perché va a sostituire il precedente che era di 100 miliardi entro il 2025. Quale sarebbe la somma per fronteggiare le minacce dei cambiamenti climatici? Domanda dalla risposta impossibile soprattutto se le emissioni non scendono rapidamente; tuttavia alcune fonti di esperti climatici, fra cui il World Economic Forum, avevano previsto un obiettivo compreso fra un trilliardo di dollari e 1.3 $ , somma che sarebbe necessaria per poter ripagare le perdite derivanti dalle catastrofi climatiche (Loss and Damage) e le opere di adattamento, compreso creare sistemi di energetici a basse emissioni.
Gli annunci nella giornata dei sistemi agroalimentari a COP29
Parlare di crisi climatica alle COP significa innanzitutto individuare i settori che emettono maggiori quantità di gas climalteranti e le modalità con cui le nazioni del mondo possono abbassare queste emissioni e quindi contrastare l’attuale rapido innalzamento delle temperature medie globali. Al primo posto fra le cause c’è il settore energetico con il 73.2 % di emissioni, di cui abbiamo accennato sopra rispetto al paese ospitante di COP29. Il secondo macro settore che influisce maggiormente è quello della produzione e gestione del cibo. I sistemi agroalimentari globali rappresentano il secondo settore per emissioni, rilasciando circa il 18,4% delle emissioni mondiali: allevamenti, coltivazioni e perdita di suolo (deforestazione).
Secondo un recente rapporto FAO; il 9.2% delle emissioni dell’intero settore sono riconducibili all’allevamento e alla coltivazione, quindi alla produzione di cibo in senso stretto. Come può il sistema agroalimentare mondiale sfamare la popolazione terrestre in crescita e, allo stesso tempo, conservare la salute dei suoli e le condizioni climatiche necessarie per i raccolti? La giornata di COP29 dedicata all’agricoltura, quest’anno aveva come titolo “Cibo, agricoltura e acqua”, quali focus su cui riflettere.
Vediamo quindi alcune delle iniziative più importanti che sono state annunciate in questa giornata dedicata ai sistemi agroalimentari.
FAO ha presentato Harmoniya : lanciata in collaborazione con la FAO, questa iniziativa è stata progettata per semplificare l’accesso dei piccoli agricoltori ai numerosi e frastagliati finanziamenti e ai programmi di sostegno per adottare pratiche agroalimentari, resilienti, sostenibili e innovative.
Tabella di marcia dell’Azerbaigian per la riduzione del metano: l’Azerbaijan, il paese ospitante, ha annunciato che si impegnerà ad attuare una serie di misure per ridurre significativamente le emissioni di metano dal settore agricolo entro il 2030. Tra le varie misure, non solo in ambito agricolo, figurano l’ottimizzazione delle pratiche di gestione degli effluenti di allevamento e lo sviluppo di tecnologie innovative per ridurre le emissioni durante la produzione di riso, una delle colture con maggior rilascio di metano in atmosfera.
Tassazione del metano in Danimarca: il governo danese ha introdotto, prima nazione al mondo, una tassa sul metano generato dal settore agricolo. Il metano è un gas meno presente in atmosfera della CO2, ma decine di volte più climalterante dell’anidride carbonica. Ma c’è un aspetto non da poco, la sua durata in atmosfera è limitata, è infatti di circa 20 anni. Questo ci fa capire che agire rapidamente sul controllo di questo gas dà la possibilità non solo di limitare fortemente i danni futuri al clima terrestre ma anche di mitigare fortemente quello del metano già liberato in atmosfera dalle attività umane che, comunque, è destinato a decadere nei prossimi anni. Questa tassa inedita è il frutto di una precedente fase di negoziazioni fra le diverse parti in gioco in Danimarca: i maggiori partiti politici danesi, gli allevatori, l’industria della carne, i sindacati e i gruppi ambientalisti. L’accordo “Green Tripartite agreement” era stato presentato a giugno: il testo afferma che dal 2030 gli allevatori pagheranno circa 40 Eur per tonnellata di metano sulle emissioni derivanti da maiali e vacche. Ci saranno sgravi fiscali e gli introiti andranno a sostenere proprio gli stessi allevatori.
Da queste iniziative, le principali presentate, emerge chiaramente l’importanza e l’attenzione che deve essere riservato al settore agricolo, quale attore in grado di garantire una transizione equa verso sistemi alimentari sostenibili.