La coltivazione del nocciolo in Italia sta ricevendo un nuovo impulso negli ultimi anni a seguito delle dinamiche economiche internazionali di forte oscillazione del prezzo e della domanda interna in costante crescita, legata alla richiesta di prodotti trasformati sempre più di qualità, possibilmente BIO e a filiera corta. Le varietà italiane sono infatti estremamente ricercate e sono le più rinomate per le loro proprietà organolettiche.
Questa coltura rappresenta, infatti, un'interessante opportunità di reddito per gli agricoltori sul territorio nazionale. Secondo i dati ISTAT la superficie coltivata a nocciola in Italia negli ultimi dieci anni è passata da circa 71.000 ha a 88.474 ha, con una crescita generale in tutte le aree del paese e la conquista del mercato dell’export da parte di tre denominazioni di origine per la Nocciola Piemonte Igp, la Tonda di Giffoni Igp e la Tonda Gentile Romana Dop.
L’Italia attualmente è il primo produttore Europeo di nocciole, e secondo a livello mondiale dopo la Turchia, dalla quale però è coperto ancora gran parte del fabbisogno nazionale. La domanda da parte dell’industria dolciaria italiana infatti è superiore di circa un terzo alla produzione nazionale, determinando quindi la necessità di importare nocciole.
La direzione da seguire per corilicoltori italiani sembra pertanto segnata: è necessario incrementare e valorizzare le produzioni facendo leva su qualità, sostenibilità e origine.
Sul territorio Lombardo la coltivazione del Nocciolo si sviluppa principalmente nella provincia di Pavia, dove la superficie complessiva investita assomma a 148 ha, distribuita in ben 59 aziende. Seguono, ma nettamente distanziate, Milano, Lodi e Brescia con una SAU tra 39 e i 32 ha. Lodi è invece la provincia che presenta la superficie aziendale media maggiore (circa 8,7 ha) a fronte di sole 4 aziende. In tutte le altre provincie la coltivazione del nocciolo è molto più parcellizzata e frammentaria.
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