Tra tutte le colture complementari, un posto di primo piano è certamente occupato dal luppolo. Dal momento che la produzione e commercializzazione della birra in Lombardia, di cui il luppolo costituisce un ingrediente fondamentale, è in continua crescita, la coltivazione di varietà locali rappresenta un fattore essenziale per la produzione di birre artigianali di qualità e a filiera corta.
Ad oggi, la coltivazione di luppolo sul territorio italiano è ancora molto limitata: i luppoleti presenti, caratterizzati da appezzamenti ridotti e solitamente di natura sperimentale, riescono a stento a coprire il fabbisogno di un piccolo birrificio artigianale. Secondo i dati del CREA, a maggio 2018, sono stati censiti in Italia 84 luppoleti commerciali, corrispondenti a quasi 40 ettari di superficie coltivata.
Il fabbisogno nazionale di luppolo è soddisfatto per circa di 90% dall’importazione di varietà da altri Paesi europei, provenienti fondamentalmente nel nord Europa, dove la cultura della birra è maggiormente diffusa (Germania, Inghilterra, Repubblica Ceca, ecc.), in America e in Nuova Zelanda.
In Lombardia, la coltivazione del luppolo si concentra in particolare nella provincia di Bergamo (per un totale di 31.036 mq di SAU e 5 aziende), Mantova e Milano (con una media di 19.000 mq di SAU). In provincia di Sondrio, nessuna azienda dichiara di coltivare luppolo, nonostante sussistano piccole coltivazioni, legate al crescente interesse e al diffondersi di micro-birrifici sul territorio valtellinese.
Al momento, nonostante alcune sperimentazioni, non sono presenti varietà autoctone selezionate, che potrebbero apportare un rilevante valore aggiunto alla produzione di luppolo.
Il mercato del luppolo
Le produzioni medie di un luppoleto si aggirano intorno a 13/20 quintali/ettaro di infiorescenze essiccate. Industrialmente, il luppolo viene utilizzato solo dopo la sua trasformazione in pellet, mentre è utilizzato tal quale, come fiore, solo nelle produzioni artigianali di birra: in questo caso ne sono necessari da 1000 a 1500 grammi ogni 1000 litri di birra, a seconda dello stile.
I prezzi delle varietà aromatiche commercializzate, mediamente tra i 40 -80 €/kg (o anche più per le varietà particolarmente pregiate), lasciano intuire un mercato piuttosto interessante.
Trattandosi di una specie piuttosto rustica e frugale, in grado di adattarsi a molteplici situazioni pedo-climatiche, la sua coltivazione può costituire un’alternativa o un’integrazione aziendale e/o territoriale, agli indirizzi agricoli tradizionali soprattutto per le micro, piccole e medio imprese, specie se localizzate in territori montani e/o svantaggia.
Aspetti botanici ed esigenze pedoclimatiche
SPECIE 🌱
L’Humulus lupulus, insieme al genere Cannabis che comprendente la sola Cannabis sativa, rappresenta una delle tre specie del genere Humulus appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, la quale rientra nell’ordine Urticales.
PIANTA 🌳
Il luppolo è una pianta erbacea perenne che non fatica a superare i 20 anni di vegetazione. È dotata di un rizoma dal quale, in primavera, crescono sottili e lunghi germogli che tendono ad ancorarsi a dei tutori (alberi, pali, tralici), crescendo in altezza per diversi metri. La parte aerea muore in inverno ed i germogli si rinnovano ad ogni primavera.
La pianta è dioica: presenta cioè individui con infiorescenze esclusivamente maschili o femminili; con fiori di colore verde giallastro che sbocciano tra luglio e agosto. È una pianta spontanea e tipica dei nostri territori, tanto da essere identificata con un nome dialettale specifico come revertis, levertis, luertis, in base alle zone. Da sempre è considerata una pianta edule, i cui teneri germogli vengono raccolti in primavera per essere aggiunti a risotti e frittate; oppure lessati, conditi e consumati come verdura di contorno. Inoltre la pianta viene utilizzata anche in erboristeria.
UTILIZZO 🍺
Solitamente in allevamento si ritrovano soltanto piante femminili moltiplicate per talea, mentre le piante maschili possono essere utilizzate come impollinatori per favorire la crescita di coni per pianta. Questa pratica, però, si tende ad evitare in quanto i coni impollinati presentano un numero di semi che creano problemi durante il processo di birrificazione.
I fiori utilizzati per la birrificazione sono quelli femminili, racchiusi all’interno di un sistema di brattee che formano infiorescenze dalla caratteristica forma a cono, che possono racchiudere all’interno circa 20 fiori. Raggiunta la maturazione, le brattee assumono una consistenza cartacea e risultano ricche di ghiandole secernenti una sostanza resinosa giallastra e dal sapore amaro, composta da luppolina, umulone e lupulone (alfa acidi), polifenoli e diversi oli essenziali.