Un progetto frutto dello sforzo di più attori, tra cui ERSAF, per salvare una delle piante endemiche italiane maggiormente minacciate di estinzione

Si chiama Isoëtes malinvernianaè una rara felce acquatica di origine mesozoica esclusiva di Piemonte e Lombardia, che cresce in canali e rogge che alimentano di acqua le risaie – ed è una delle piante endemiche italiane maggiormente minacciate di estinzione, con un declino delle popolazioni che ha raggiunto il 90% negli ultimi 20 anni. Tra le cause di questo declino vi sono il mutamento delle pratiche agricole legate alla risicoltura e la gestione dei canali irrigui.

Nel 2023, in Lombardia, è stato costituito un tavolo permanente per la conservazione di questa specie di interesse comunitario, come sancito dalla Direttiva EU Habitat 93/42/CEE, nell’ambito del progetto LIFE IP GESTIRE 2020, progetto europeo di cui è capofila la Regione Lombardia. Il tavolo comprende tutti gli Enti coinvolti nella gestione e conservazione di Isoëtes malinverniana, Regione Lombardia con la Direzione Generale Territorio e Sistemi Verdi, Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ERSAF), Centro Flora Autoctona della Lombardia, Parco Lombardo della Valle del Ticino, Consorzio di Bonifica Est Sesia, oltre alle Università di Pavia e Roma Tre, in qualità di enti di ricerca impegnati nello studio e propagazione di questa iconica specie, e Orto Botanico Città Studi dell’Università degli Studi di Milano.

Il risultato principale di questo tavolo è stato il reinserimento in natura di Isoëtes malinverniana presso la Roggia Magna (Pavia), in un’area storica di presenza della specie da cui però essa è recentemente scomparsa. L’intervento ha permesso di mettere a dimora all’incirca 100 esemplari di Isoëtes malinverniana provenienti dall’Orto Botanico dell’Università di Pavia, dove questa specie viene regolarmente propagata.

La reintroduzione sperimentale di Isoëtes è un risultato molto importante, ottenuto in meno di un anno di coordinamento tra molti Enti” afferma Alessandra Norcini, dirigente della Struttura Natura e Biodiversità di Regione Lombardia; mentre il professor Thomas Abeli, botanico del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre aggiunge “non si tratta di un punto di arrivo, bensì dell’inizio di un percorso che prevede il monitoraggio della popolazione e la messa a dimora di ulteriori piante, fino ad ottenere una popolazione stabile”. Altro risultato importante è stato il trasferimento di alcuni esemplari di Isoëtes presso Orto Botanico Città Studi, avvenuto il 15 dicembre scorso, che ha segnato l’inizio di una nuova coltivazione in cattività funzionale al rafforzamento della conservazione ex situ di questa specie.

“Se tutto andrà come previsto, Isoëtes malinverniana potrà diventare un simbolo di riconciliazione tra attività umana e natura in una delle aree più antropizzate e intensamente sfruttate d’Italia” conclude il prof. Simone Orsenigo del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia.

ph@Thomas Abeli